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Berger: "La F1 è la Ferrari"
"Come in una famiglia abbiamo vinto, perso, progettato macchine buone e cattive, di tutto".
(sportal.it)
Lunedì 16 settembre, alle ore 20.30 su Sky Sport F1 HD, appuntamento con I Signori della Formula 1, la rubrica dedicata ai grandi protagonisti della F1. In questa puntata, in onda l?intervista esclusiva all´ex pilota austriaco Gerhard Berger. Di seguito gli estratti principali.
Sulle sue scelte passate.
Ricevetti una telefonata da Marco Piccinini, che mi chiese se volessi incontrare Enzo Ferrari. Quella fu la mia vittoria. Anche la McLaren mi voleva, con Ron Dennis, che mi disse: Devi venire da noi. Ma il mio cuore era per la Ferrari. Arrivai a Maranello in macchina. Ricordo di aver atteso in una stazione di servizio, arrivò Marco (Piccinini) e mi coprì la testa perché, arrivando nell´ufficio di Enzo Ferrari, nessuno potesse vedere chi fossi. Poi visitai Fiorano. Per me era una grossa sorpresa, ero un piccolo meccanico austriaco seduto davanti a Enzo Ferrari. Dopo discutemmo del nuovo contratto, era fantastico. Mi chiese se volevo guidare per lui e immediatamente firmai un accordo di due anni, con un opzione per il terzo. Ricordo che guidavo un Audi e, ritornando verso casa, ero la persona più felice del mondo con quel contratto in tasca! Avevo incontrato Enzo Ferrari, ero pilota Ferrari era come un sogno. Tutto il mio periodo in Ferrari fu strepitoso.
Il ricordo del periodo alla Ferrari.
Per la Ferrari quindi ho guidato in due occasioni, sei anni in tutto, e ancora adesso il mio cuore batte per loro. Come in una famiglia abbiamo vinto, perso, progettato macchine buone e cattive, di tutto La Formula 1 è la Ferrari.
Ayrton Senna.
Senna era un pilota speciale, differente da chiunque altro. Io ho guidato contro i più forti, cominciando da Lauda, Rosberg, Piquet, Mansell, Alesi. Ma Senna era di un altro livello, anche rispetto a Prost, per personalità, velocità, concentrazione, abnegazione, reputazione nel mondo della F1. Era davanti a tutti noi.
Quando cominciammo a lavorare insieme capii che era di un altra pasta, veloce, sempre veloce, esperto, allenato, concentrato. Era una persona fantastica, ma in macchina aveva il killer instinct , pensava soltanto a se stesso. Cominciai con cautela, ma non c´era chance di batterlo. Il mio periodo in McLaren fu molto bello, il team era corretto nei miei confronti, ben organizzato, ma al fianco di Senna fu molto dura.
Il ritorno alla McLaren.
Quando decisi di tornare dalla McLaren per la seconda volta in Ferrari, Ayrton mi disse: Vai in Ferrari. Nel giro di un anno arrivo anche io. Gli risposi: No no no! Finchè ci sarò io tu non verrai!. Ha sempre desiderato correre per la Ferrari, ma è sempre stato molto attento nel capire se ci fossero le condizioni giuste. Il suo sogno era comunque quello di correre un giorno per la Ferrari.
(a cura della redazione di Sportal.it)